La strategia è un termine al quale si fa troppo spesso riferimento, ma di cui non sempre si conosce il significato
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. In realtà non esiste una definizione di strategia universalmente accettata. Con il passare degli anni, il concetto di strategia, ha assunto diverse sfumature di significato. Ripercorrendo la storia ci accorgiamo di come la concezione di strategia sia stata adattata alle necessità e ai bisogni di ogni periodo di riferimento.
Negli anni ’70-’80 la strategia è vista come l’enunciazione dei principali mezzi che ogni impresa può impiegare, vincoli ambientali permettendo, per cercare di raggiungere i propri obiettivi. Secondo questa definizione, quindi, risulta influenzata sia dalle risorse interne (risorse umane, risorse economiche, capitale intellettuale ecc.), sia dalle variabili ambientali esterne (concorrenti, clienti, fornitori ecc.).
La strategia secondo la Scuola Razionalistica
Secondo la Scuola Razionalistica la formulazione della strategia avviene secondo delle fasi sequenziali:
- Analisi dell’ambiente esterno e della concorrenza: volume della domanda prevedibile; capacità di espressione della domanda; struttura distributiva; forza dei concorrenti;
- Individuazione delle opzioni strategiche: devono essere molteplici e compatibili con le informazioni raccolte nella fase precedente;
- Valutazione delle opzioni strategiche: si procede con la valutazione di tutte le opzioni strategiche individuate e con la validazione del percorso più opportuno da percorrere dal punto di vista strategico.
- Scelta della strategia: si definisce la strategia, ovvero il mezzo per raggiungere gli obiettivi. Non si tratta più di una fase di analisi ma di una fase di formulazione strategica.
- Attuazione: è delegata ai responsabili che devono poi implementare la strategia.
La formulazione della strategia, secondo la Scuola Razionalistica si presenta come un processo controllato, consapevole, razionale e altamente formalizzato. Secondo tale modello, l’implementazione della strategia è sempre successiva e separata dalla definizione della strategia stessa. L’approccio divide il modo di procedere in due step ben definiti: fase di progettazione, in cui le strategie sono pienamente sviluppate ed esplicitate e fase di implementazione, in cui le strategie esplicite devono essere implementate. Infine, la strategia perdura sostanzialmente immutata in tutto il periodo. Questa modalità di operare e questo approccio in generale, negli anni successivi, sarà modificato e rivisitato.
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Il concetto di strategia cambia
Già a partire dagli anni ’70, ma con maggiore evidenza dagli anni ’80, l’ambiente competitivo diventa più dinamico, più incerto. Si passa da una bassa concorrenza ad un ambiente caratterizzato da elevati livelli di concorrenza e complessità. Anche lo stesso “concetto di strategia” cambia: si passa da un’idea di strategia come mezzo per raggiungere gli obiettivi aziendali ad un’idea di strategia come strumento finalizzato a garantire l’acquisizione di un vantaggio competitivo. Secondo questo approccio non è più sufficiente raggiungere gli obiettivi del piano strategico ma occorre confrontarsi ed analizzare i propri concorrenti.
Si comprende che all’interno dei confini di un settore ci sono aziende che hanno un maggiore successo perché presentano qualche vantaggio nei confronti dei concorrenti: si tratta delle risorse interne di cui dispongono le aziende. Tali risorse caratterizzano in modo di competere delle imprese e sono diverse tra azienda e azienda.
La strategia secondo la Scuola Comportamentista
Tra gli anni ’80 e ‘90 inizia a diffondersi una nuova scuola di pensiero. Questa scuola va sotto il nome di Scuola Comportamentista i cui studiosi si basano su alcune linee guida:
- La strategia è frutto di un apprendimento continuo;
- Evolve in maniera incrementale, alimentata da scelte, azioni e comportamenti posti in essere;
- È il risultato di un lavoro manageriale dinamico e “disordinato” nei suoi schemi.
In base a tali assunti, la strategia non sarà mai uguale a quella pensata inizialmente perché nel frattempo ci sono una serie di variazioni e cambiamenti imprevisti e non prevedibili. In ogni caso, Scuola Razionalistica e Scuola Comportamentistica non devono essere viste in una logica alternativa; la strategia deliberata, che secondo la scuola razionalista era frutto della pianificazione strategica, resta il fulcro di entrambi gli approcci, ma ci si è resi conto che cambia continuamente. Si parte comunque da una strategia deliberata e dalla stessa analisi prevista dalla Scuola Razionalistica.
La strategia viene vista come un processo multidimensionale che richiede competenze e skills nell’area analitico-cognitiva (razionali) ma anche, e soprattutto, l’intuizione, l’esperienza e la capacità di interpretare le proprie conoscenze avendo delle visioni sul futuro più incisive rispetto ad altre.
La strategia realizzata secondo Mitzberg
Harry Mitzberg recitava: “La strategia realizzata deriva dal visione del top management sul futuro dell’azienda ma è destinata a mutare in funzione del learning by doing.”
La strategia realizzata non sarà mai uguale a quella deliberata perché il management sarà costretto a modificarla in corso d’opera. La strategia realizzata sarà quindi la combinazione della strategia deliberata e le inevitabili strategie emergenti.
Un’importante implicazione della strategia emergente è che le strategie non devono necessariamente promanare dal centro: chiunque nell’organizzazione può rivelarsi decisivo, dato che grandi strategie possono svilupparsi da piccole idee o iniziative, in posti strani in momenti inaspettati.
La formulazione della strategia costituisce un approccio intuitivo, creativo e dinamico, legato alla sperimentazione e all’esperienza. La definizione della strategia deve sempre essere contestuale all’azione: viene meno la separazione tra definizione e azione. La definizione della strategia permea l’intera organizzazione. Il contribuito alle strategie emergenti deriva da attori dell’organizzazione aziendale che non si occupano di strategia ma che, grazie al learning by doing e alle loro competenze specialistiche riescono a proporre validi tasselli delle strategie emergenti. Secondo questo approccio, in definitiva, la strategia risulta modificabile e può essere oggetto di riformulazione.
La strategia dagli anni ’70/80 ad oggi
Alla luce dei vari approcci esaminati una riflessione sorge spontanea. La strategia degli anni ’70 ’80 è unica e immodificabile; è il risultato di una fase ben definita di analisi e formulazione. Con il passare degli anni, con i cambiamenti dell’ambiente competitivo, la strategia diventa più flessibile e continuamente modificabile. Diventa il risultato di un processo creativo non standardizzabile. In questo contesto le strategie emergenti diventano fondamentali perché formulazione ed implementazione avvengono congiuntamente grazie al learning by doing e coinvolge ogni attore facendo venir meno approccio top-down.
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